Facoltà di Giurisprudenza
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Tesi di Laurea
“Criminalità economica e criminalità organizzata: interrelazioni, problemi e prospettive”
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Dott. Dario Moncalvo
Relatore: Prof.ssa Alessandra Rossi
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ABSTRACT
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I Prefazione
“Cerchiamo di immaginarlo questo mafioso, divenuto capitano di industria. Ricco, sicuro di potere disporre di una quantità di denaro che non ha dovuto prendere a prestito e che quindi non deve restituire, si adopera per creare, nel suo settore di attività, una situazione di monopolio, basata sull'intimidazione e la violenza. (…) La criminalità organizzata, su cui noi non riusciamo a esercitare un efficace controllo, può permettersi il lusso di passare ad attività più lucrose e apparentemente lecite mentre noi continuiamo a combatterla sul vecchio terreno.
Occorre, allora, cercare altrove una chiave di interpretazione convincente. (…) L'infiltrazione mafiosa nel mercato legale, accompagnata da una contrazione delle azioni criminali, per lo meno di quelle più eclatanti, rappresenta un fenomeno estremamente inquietante. (…) Attendo il sociologo che sosterrà la tesi che una siffatta situazione proverebbe la graduale evoluzione della criminalità organizzata e la sua dissoluzione nella società civile per effetto del miglioramento del livello di vita!”[1]
Dalla lettura delle parole di Giovanni Falcone - che seppur risalenti a oltre due decenni orsono risuonano ancora oggi perfettamente attuali e aderenti alla realtà fenomenica del nuovo millennio - emerge chiaramente il percorso evolutivo compiuto dalla criminalità organizzata e, in parallelo, l’esistenza di un’intricata condizione di infiltrazione degli interessi mafiosi nelle dinamiche più occulte della criminalità economica di ultima generazione.
In verità, già con i primi studi sulla criminalità dei colletti bianchi, ed in particolare grazie alle rilevazioni empiriche e alle analisi ad esse connesse lasciateci da Sutherland, era emersa la pericolosa presenza di un incontrastato sviluppo di comportamenti devianti all'interno delle dinamiche aziendali e delle attività imprenditoriali e finanziarie di inizio ’900.
Già Sutherland aveva, infatti, sottolineato come alcuni imprenditori, con atteggiamenti affini a quelli tipici degli esponenti delle associazioni mafiose radicate in determinati territori, erano riusciti – attraverso lo sfruttamento della loro condizione privilegiata di uomini d’affari, delle strategiche connivenze e delle ingenti disponibilità economiche – a controllare illecitamente intere fette di mercato, scoraggiando la concorrenza e creando veri e propri monopoli, apparentemente leciti, ma sostanzialmente retti da comportamenti illegali, se non palesemente criminali.
Risulta evidente, altresì, come tale condizione non sia rimasta, con il passare degli anni, meramente ancorata alle estrinsecazioni criminali di singoli imprenditori volti alla massimizzazione del profitto individuale, ma si sia estesa, con rapidità impressionante, ad interi settori produttivi, diventando, talvolta, essa stessa il principale strumento strategico per il raggiungimento degli obiettivi dell’impresa.
Le nuove dinamiche del sistema economico finanziario, unitamente alle caratteristiche delle societas moderne – tra cui la continua specializzazione, la stratificazione dei complessi aziendali e produttivi e la diversificazione degli interessi d’impresa – hanno infatti portato ad una crescente polverizzazione delle responsabilità individuali ed alla conseguente difficoltà di localizzazione non soltanto delle singole condotte criminali, ma altresì delle intere aree imprenditoriali compromesse, diventate ormai il luogo ideale per la perpetrazione incontrastata dei più disparati crimini economici, indipendentemente dal fine apparentemente lecito dell'attività svolta e dai soggetti individuali che temporaneamente vi partecipano.
Il presente lavoro muove proprio dalla considerazione circa l’esistenza di siffatta forma evoluta di criminalità dei colletti bianchi – definibile “criminalità economica organizzata” o corporate crime – la quale si sviluppa principalmente attraverso lo sfruttamento di condotte altamente criminose ed immorali, abilmente celate nei contesti organizzativi e nelle strategie lecite di mercato, e che trova un fertile terreno di coltura negli intensi rapporti utilitaristici intercorrenti con i poteri politici e nella pericolosa compenetrazione con gli interessi della criminalità organizzata.
Al fine di meglio comprendere l’effettiva portata di tale particolare condizione di interrelazione tra la criminalità economica e le associazioni mafiose, si è ritenuto opportuno affrontare una duplice analisi: in primo luogo relativamente alle caratteristiche tipiche di entrambe le forme di estrinsecazione criminale citate e della conseguente genesi e consolidazione di quelle che possono essere definite come strutture imprenditoriali mafiose nascenti; in seconda battuta, con riferimento agli strumenti di contrasto e controllo preventivo delle attività illecite sviluppatesi nel mondo imprenditoriale a causa del radicamento, in esso, degli interessi e dei metodi mafiosi.
Sulla scia delle riflessioni criminologiche riguardanti l’evoluzione del White Collar Crime e del Corporate Crime, tenuto conto altresì della sentita necessità di superare il principio societas delinquere non potest attraverso l’estensione della punibilità anche ai contesti organizzativi negli interessi dei quali si sviluppa tale criminalità ed a seguito di una breve disamina delle peculiarità delle cd. imprese mafiose, della loro evoluzione e dei principali punti di forza che le differenziano, e avvantaggiano, rispetto alle strutture societarie sane, verranno affrontati alcuni aspetti generali della responsabilità penale-amministrativa delle persone giuridiche, disciplina prevista dal D.lgs. 8 giugno 2001, n. 231, quale principale strumento di contrasto allo sviluppo della criminalità imprenditoriale italiana.
In particolare, si farà accenno, oltre ai lineamenti tipici di tale nuova responsabilità degli enti ed al sistema sanzionatorio ad essa connesso, alle strategie di prevenzione dei rischi-reato previste con l’introduzione, in capo all’ente, dell’onere di dotazione e di efficace attuazione dei modelli di organizzazione e gestione, nonché di istituzione dell’organo deputato alla vigilanza sull’effettiva adozione di un corretto sistema di compliance aziendale.
Verranno analizzati, successivamente, gli aspetti principali di alcuni reati previsti nella parte speciale del D.lgs. 231/2001, dalla commissione dei quali ad opera dei soggetti interni all’impresa può sorgere la responsabilità penale-amministrativa per la societas stessa.
Nello specifico, l’indagine verterà su quelle condotte contigue all’agire mafioso (riciclaggio, corruzione, truffa ai danni dello Stato) che possono porsi non soltanto come indice di criticità nei confronti dei soggetti appartenenti alla compagine sociale, ma anche, e soprattutto, come elemento per valutare l’esistenza di un pactum sceleris tra impresa e sodalizio criminale, o meglio, di una proficua commistione tra le strategie imprenditoriali ed il metodo mafioso.
[1] G. Falcone, M. Padovani, Cose di cosa nostra, BUR, Milano, 2012.
